La vita a Venezia nel Medioevo by Giorgio Ravegnani;

La vita a Venezia nel Medioevo by Giorgio Ravegnani;

autore:Giorgio, Ravegnani; [Ravegnani, Giorgio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815367259
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


Il bucintoro era la più sontuosa imbarcazione di cui si servivano i dogi e dava un’immediata rappresentazione visiva della potenza di Venezia. Fin dai tempi più remoti il capo dello stato veneziano disponeva di un’imbarcazione di rappresentanza (la più antica testimonianza risale all’836), ma dal XIII secolo, per l’esattezza dal 1253, anche come necessaria conseguenza dell’accrescersi del suo seguito, sentiamo parlare di una più ampia galea di stato, chiamata «bucintoro». (L’origine del nome è incerta e sono state formulate in proposito ipotesi più o meno convincenti, che non è qui il caso di esaminare). In origine i dogi dovevano provvedere con i propri mezzi all’imbarcazione di rappresentanza; nel 1311 però il Senato veneziano deliberò che fosse costruita a spese pubbliche e, da allora in poi, divenne un elemento caratteristico del cerimoniale. Il bucintoro era conservato con cura all’Arsenale e, quando veniva usato, ai remi si disponevano gli operai dell’Arsenale stesso (gli arsenalotti), al comando l’ammiraglio dell’Arsenale, a prua l’ammiraglio del Lido e a poppa l’ammiraglio di Malamocco. Già nel Trecento si presentava con le tipiche caratteristiche che avrebbe mantenuto in seguito: due ponti (uno di rappresentanza, l’altro per i rematori), il primo dei quali sovrastato da una copertura a volta (detta tiemo) con grandi aperture laterali, tanto da costituire un’ampia sala sopraelevata verso poppa destinata alle autorità, in cui si trovava il trono del doge. La copertura era divisa in due parti: quella della camera riservata ai notabili, di colore rosso, e quella del doge, leggermente sopraelevata, di color porpora. La prua era inoltre ornata da una grande statua rappresentante Venezia nelle vesti della Giustizia. Altri esemplari furono approntati nel Seicento e nel Settecento, ma l’ultimo (consegnato nel 1729) fece una fine ingloriosa legata alla caduta della repubblica: venne infatti distrutto dai francesi nel 1797 e analoga sorte toccò alle tre imbarcazioni da parata, dette peatoni o piatti, su cui spesso il doge prendeva posto nelle cerimonie in quanto, per la minore stazza, erano adatte a entrare nei rii. Nel 2004, con la costituzione della Fondazione Bucintoro, è stato avviato nei cantieri dell’Arsenale un progetto per ricostruirlo, ma l’operazione non è ancora arrivata a compimento.

L’arrivo dell’imperatore Giovanni VIII Paleologo fu un avvenimento di grande portata, ma anche in seguito, nel corso del Medioevo, la Serenissima ebbe modo di fare sfoggio della propria potenza e della propria sapienza diplomatica. Nel 1442 giunse in città il conte Francesco Sforza insieme alla moglie Bianca Visconti e, per l’occasione, doge e dogaressa insieme a duecento patrizie riccamente vestite andarono incontro agli ospiti che vennero alloggiati in città. Nel 1452 fu la volta dell’imperatore Federico III, in viaggio per essere incoronato a Roma, seguito pochi giorni dopo dalla moglie Eleonora del Portogallo. Nonostante i divieti legislativi, fu concesso alle donne per l’occasione di indossare panni d’oro e la dogaressa Marina Foscari, con duecento patrizie, andò incontro alla giovane sovrana sul bucintoro. Seguì poi una festa in suo onore alla quale presero parte duecentocinquanta gentildonne: furono regalate all’imperatrice una coperta di cremisino, ornata di gioielli, destinata alla culla del bambino che attendeva e una corona d’oro del valore di duemilaseicento ducati.



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